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L'azienda Agricola "Inama" presenta le proprie eccellenze a Lecce nel corso di un seminario

Data: 15/12/2014 - Ora: 09:56
Categoria: Lifestyle

soave inama

L'evento, in programma il 4 dicembre, è stato organizzato da AIS - Delegazione di Lecce

Una serata di grandi degustazioni si è tenuta a Lecce il 4 dicembre presso l’Hotel Tiziano, in occasione del seminario "Azienda Agricola INAMA: dal vulcano del Soave Classico all’uva carmenere dei Colli Berici", organizzato dall'Associazione Italiana Sommelier di Lecce.

"Inama" è un grande nome della tradizione vitivinicola veneta e fa del suo vino un simbolo di territorialità, in stretto legame con la natura. Forte sostenitrice dell’agricoltura biologica che prevede interventi limitati nel rispetto della fertilità e della biodiversità dell’ambiente, l’Azienda dedica le proprie energie alla resa delle uve coltivate nell’area del Soave Classico per i vini bianchi e sui Colli Berici per i vin rossi, una zona inesplorata quest’ultima, che ha donato una sorprendente unicità al prodotto.

Matteo Inama, terza generazione di una famiglia di vignaioli, ha raccontato ad un pubblico di appassionati le creazioni dell’Azienda tra cui Vigneti di Foscarino 2009, Vulcaia Fumè 2009 e Oratorio San Lorenzo 2011.

Matteo, parlaci di agricoltura biologica e rispetto dei ritmi naturali: tra etica e qualità.
Prima di tutto, colleghiamo entrambi gli aspetti al vino. Qualità è un termine difficile da interpretare per me, dal momento che essa può essere indicata da una certificazione. Noi parliamo di "bontà del vino", operiamo in modo tale che esista un equilibrio in vigna, inteso come rispetto dei ritmi naturali e delle biodiversità. Tuttavia, è la natura stessa che detta i propri ritmi, causando una situazione di lieve stress in cui intervenire. Indubbiamente, i trattamenti chimici provocano uno stress non positivo che determina un’uva meno espressiva. Agendo in maniera più incisiva come nel caso dei diserbanti, si distruggono direttamente l’equilibrio e la microflora del terreno.
Ad esempio, una miscela di zolfo e rame aggredisce in maniera contenuta il vigneto, chiaramente bisogna valutare il dosaggio. La scelta dei dosaggi è legata infatti all’abilità dell’operatore vitivinicolo ed anche alla sinergia con i consulenti che seguono i processi lavorativi; per cui è bene avvalersi sempre di una consulenza esterna poiché i trattamenti son una cosa delicata. Esistono professionisti che si confrontano e forniscono perizie incrociate alle aziende, consigliando quali tipi di prodotti chimici usare. Riuscire ad adoperare dosaggi il più possibile bassi porta a non avere residui nei vini. Nel nostro caso cerchiamo di influenzare il meno possibile l’ambiente naturale tipico della vigna che è quello che noi chiamiamo "minimalismo", avendo però il controllo della situazione.

Tradizione e innovazione: una convivenza forzata o un matrimonio possibile?
Escluderei subito la convivenza forzata. L’innovazione è un requisito essenziale perché oltre alla sostenibilità ambientale, esiste quella finanziaria. Non basta essere solo vignaioli, bisogna essere anche imprenditori, cioè avere una visione che ti consente di ottimizzare le risorse monetarie. Purtroppo, tantissime aziende non riescono a decollare perché non son in grado di gestire i propri budget. Spese smisurate e scelte sbagliate si ritorcono contro per anni, provocando una grande frustrazione che si scopre cattiva consigliera.
Ci vuol tanta pazienza in campagna… Nell’agricoltura biologica la tecnologia ti concede di entrare nei vigneti con mezzi di nuova generazione, inimmaginabili nel passato. Da pochissimo tempo stiamo sperimentando l’utilizzo dei quad per trattare la vigna; mezzi più leggeri ed efficaci di un trattore, che permettono di muoversi più agilmente comprimendo meno il terreno
Un altro esempio di innovazione è legato alla pre-potatura: le nuove potatrici praticano il taglio della parte alta del Guyot (una forma di allevamento della vite, ndr), soprattutto dei viticci che si legano ai fili di vela. L’alternativa sarebbe impiegare una manodopera molto più numerosa. Se esistono gli strumenti che ci permettono di operare in modo veloce ed economico, possiamo dedicare maggiori energie al fine ultimo: il vino. Il sistema vigna necessita di tante operazioni. Velocizzare una parte di esse vuol dire riservare tempo ad altre operazioni più delicate come la scelta dei germogli per gli anni successivi.

Qual è il tuo primo ricordo in cantina?
Il nonno costruì la cantina tra il ‘79 e l’82, prima di allora era stato dirigente di un’altra importante azienda del territorio. Il mio primo ricordo risale al periodo in cui frequentavo l’asilo; all’epoca il nonno produceva vino con i vigneti del Foscarino, ma ancora non imbottigliavamo. Mi portava spesso a visitare questo ambiente vecchia guardia e un po’ buio, attraversando le altissime passerelle che sovrastavano le vasche di deposito. Alle elementari, poi, scrissi un tema intitolato "La cantina del nonno", un tema ispirato da un sogno in cui entrando di notte in cantina, la mia paura cresceva osservando queste vasche enormi che all’improvviso esplodevano, inondando il locale di vino. Quando sei piccolo, la mente elabora immagini davvero fantasiose.

Inama fa parte della FIVI, ci spieghi cos’è?
La FIVI rappresenta la Federazione Italiana dei Vignaioli Indipendenti che tutela gli interessi dei viticoltori che come Inama promuovono la bontà del vino prodotto con le proprie uve e, dunque la territorialità, aderendo alle politiche di sviluppo viticolo su scala locale, nazionale ed europea.

Volendo ipotizzare un progetto INAMA in Puglia, quale vitigno saresti curioso di interpretare?
In famiglia siamo dei sognatori. Nel ’99, infatti, abbiamo sviluppato un piccolo progetto in Abruzzo chiamato "Binomio", quindi la distanza dalla Puglia non è tanta. Mi intriga molto il Nero di Troia perché a mio parere è un’uva che non ha ricevuto la giusta attenzione in Italia e nel mondo. Possiede grandissime potenzialità, per cui se dovessi scegliere, opterei per questa sfida: percorrere una strada sconosciuta è sicuramente più complicato, ma anche più stimolante.

Autore: Anna Maria Todaro

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