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Commento al Vangelo della XXV domenica del Tempo Ordinario

Data: 14/09/2021 - Ora: 10:23
Categoria: Cultura

vangelo

Commento del Vangelo Domenica 19 settembre

Gesù in forma privata, va in Galilea, con gli Apostoli, e poiché era assente la folla, spiega
loro quanto sta per accaderGli: verrà consegnato ai sacerdoti, ai plenipotenziari,
condannato e messo a morte. Dopo tre giorni però risorgerà.
I suoi hanno grande difficoltà a comprendere perché il Messia – e che Gesù lo fosse ne
erano ormai certi- dovesse subire giudizio e morte; non era Lui il Figlio di Dio, l’atteso
liberatore del suo popolo?
Soprattutto era oscuro , per loro, il significato della parola "risorgere" dai morti.
Due, ben distinti, sono i piani su cui si svolge questo dialogo tra il Nazareno e gli Apostoli: su
uno, troviamo Gesù sofferente per quanto sta per accaderGli; Egli rimane del tutto
incompreso quasi invitato dai suoi a desistere dall’affrontare la passione che gli
infliggeranno gli uomini.
Sull’altro i "suoi" più intimi, che non riescono a capire né vogliono rinunciare alle loro
attese; questi non solo non si approssimano al Maestro, ma pensano a litigare, fra loro,
volendo primeggiare gli uni sugli altri.
La chiamata di Gesù, è evidente, non ha cambiato subito gli apostoli, che troviamo ancora
egoisti, increduli; sarà la Pasqua del Signore e il suo ritorno al Padre, a trasformare questi
uomini, deboli, arroganti e culturalmente assai semplici, in Evangelizzatori coraggiosi,
intrepidi sulle vie del mondo, profondamente credenti, fino al martirio. Fa eccezione Giuda,
il traditore, sulla cui sorte ultima, non sappiamo….
Dio, lo apprendiamo da questa pagina del Vangelo, ama scegliere i peccatori, che
probabilmente andrebbero perduti se lui non li salvasse con una sovrabbondante
misericordia. Abbiamo fin dai primi tempi, infatti rinnegatori, come Pietro, persecutori
come Paolo di Tarso, e poi Agostino d’Ippona (la cui conversione fu guadagnata a lui, dalle
lacrime di sua madre Monica) come esempi di uomini lontani, chiamati a sé dal Signore e
perdonati da LUI.
Questi, una volta convertiti, sono diventati grandissimi santi.
La santità non è esclusiva per pochi raccomandati, ma è per quanti, sentendosi chiamati, si
pongono a seguire il Vangelo di Gesù Cristo, attualizzandolo con la propria vita. E’ assai
importante, certo, che non presumiamo mai di noi stessi per non precipitare nel ridicolo
dell’insipienza.
Buona regola è perciò trasformare l’"io" individualista nel "noi" comunitario, ecclesiale.
Dio Padre continua a piegarsi su di noi per trasformare anche la nostra miseria umana in
fiducia coraggiosa in LUI, e il nostro egoismo naturale in un dono generoso della nostra vita
per Gesù Cristo, suo figlio e per i fratelli.

Autore: Mariagrazia Camassa

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