Su un insegnamento di Gesù si fonda il senso più profondo del Vangelo odierno: "Non di
solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio ".
Quanto Matteo riferisce nella sua pagina odierna potrebbe esserne il luminoso commento,
se diamo ad ogni seme, che il seminatore lascia cadere, il significato evangelico che il
Maestro gli attribuisce. Instancabile il Signore fa cadere la sua parola salvifica (=seme) nel
cuore di ogni uomo, che è libero di accoglierla o di rifiutarla, rendendola, in tal caso, inutile.
Così si verifica per chi ha nel suo intimo, invece di un terreno ricettivo, una strada asfaltata
respingente (per opera del maligno) il seme divino che gli uccelli mangiarono.
C'è anche fra noi chi ascolta la Parola e l'accoglie con gioia, ma si comporta come terreno
sassoso, qui il seme non mette radici, come chi, essendo incapace di affrontare le prove
della vita, viene meno.
Quanti poi sono vittime delle preoccupazioni e seduzioni della vita, sono paragonabili al
terreno ricoperto di rovi spinosi, che soffocano l'efficacia della Parola.
Il seme che cade sul terreno buono porta invece molto frutto, con percentuale diversa.
Gesù usa questa parabola per evangelizzare le folle perché ignorano il mistero del Regno
dei Cieli, mentre spiega direttamente ai Suoi il valore della "semina" e "del frutto" che il seminatore ottiene da chi accoglie il Vangelo, in un cuore generoso, aperto alle divine promesse.
Ciò che commuove il discepolo accorto è la generosità con cui il contadino getta il "seme"
"senza guardare a spese" Se infatti egli ieri non ha ricevuto dal "terreno" il frutto
desiderato, oggi riprova a seminare in maggiore abbondanza, nel desiderio che una nostra
migliore accoglienza del Vangelo renda anche più fruttuoso il "terreno" della nostra
umanità.