Questa domenica, cominciamo il commento della pagina del Vangelo di Luca dall'ultima domanda,
che Gesù si pone: "Ma quando tornerà il figlio dell'uomo (=LUI) (per il giudizio finale), troverà
ancora la fede sulla terra?" Tale interrogativo è terribile perché evidenzia la "indifferenza" che, da
sempre, nutriamo noi uomini nei confronti del Signore, nonostante Gesù, con la Sua venuta fra noi,
l'annuncio della Paternità di Dio Padre Suo e nostro, e la Sua Pasqua (morte di Croce e
Resurrezione) ci abbia rivelato, per intero, la natura divina: Amore.
Fidarsi di Dio significa non essere più "soli" nel profondo del cuore; vuol dire tornare bambini,
presi per mano, dal più affettuoso dei genitori.
Veniamo ora alla parabola, che non mette a confronto Dio con il giudice corrotto e disumano, ma la
necessità di quest'ultimo di cedere alle richieste insistenti della povera vedova, per non essere
ancora importunato e la benevolenza divina, sollecita, a rispondere alle nostre preghiere, per quanto
è a noi utile, in ordine alla nostra salvezza, (Bene assoluto). Luca ci sta rivelando l’attenzione del
Signore, nei confronti di ogni uomo che Lo implora, nella personale coscienza della sua povertà e la
potenza della preghiera, che, da noi, sale a LUI.
Pregare addolcisce il cuore umano, a prescindere dalle sue richieste; lo arricchisce della tenerezza
divina, che noi non comprendiamo, purtroppo, fino in fondo, altrimenti sarebbe questa il primo,
insostituibile dono che imploderemmo dall'eterno Genitore, per arricchire la nostra vita, nella
relazione con LUI, che è la fede.