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La parabola del Padre Misericordioso ovvero del "figlio prodigo"

Data: 05/04/2022 - Ora: 11:25
Categoria: Cultura

quaresima

Questa Quaresima, attraversata da troppe stragi, da bambini esuli, e massacrati, ci
faccia finalmente rinsavire

La parabola del "Padre Misericordioso" ovvero del "figlio prodigo", è la proposta
evangelica, offerta a noi, nel tempo di Quaresima, perché ci convertiamo
personalmente.


I. Il Vangelo parla a me.


Mai la parabola del Padre misericordioso mi ha coinvolta tanto! È riuscita, infatti, a
parlare alla mia vita, come esperienza mia già fatta, e come memoria delle mie
trascorse, avventate partenze da casa, lontano dal Padre misericordioso, cuore degli
affetti.
Il figlio che se ne va lontano, in possesso di un’eredità indebita, alla ricerca di una
libertà inesistente, mi ha richiamato alla mente ogni mio strappo dall’abbraccio di
Dio, che, tenendomi stretta a Sé, mi supplicava di restare. Io, invece, presa dal
desiderio di libertà, in fretta, mi allontanavo, senza fermarmi, come chi dice "Lasciami
in pace, ho ben altro da fare"! Ho scoperto, molto dopo, le ragioni profonde di queste
mie fughe : le ho individuate nell’estraneità nei confronti dell’Abbà del Cielo, la stessa
che indurisce il cuore del figlio maggiore della Parabola di Luca, nel quale manca il
senso filiale; egli infatti si rivela soltanto "servo" del Genitore.
Del Creatore avevo una conoscenza superficiale, limitata, catechistica; non avevo
abbastanza contemplato la Parola del Vangelo, buona notizia, offerta da Gesù, al
mondo. Non si può leggere la "Scrittura" come libro scientifico: Dio, in ogni Sua
Parola, rivolge a ciascuno di noi un messaggio personale, ci chiama, ci interpella, si
rivela, come Genitore, che desidera offrirsi ad ogni suo figlio. Creare, per LUI, è stata
una scelta ricca di un Amore enorme. Ce l’ha riversato in cuore, quando ci ha
chiamati alla vita. Non esiste alcunché di "oggettivo" nel Dio Cristiano; tutto è
interpersonale: da LUI a me, a te..., a quanti Lo vogliono accogliere. Ho capito ciò
quando, con occhio credente, ho incontrato Suo Figlio, appeso a un muro, per noi
Crocifisso, e fattosi ancora Pane Eucaristico spezzato. Assetata di vita nuova, ho
capito che c’ero io nel malato "guarito" di cui parlavano le varie parabole del
Vangelo, e che ogni "segno" scelto da Gesù, era per me! Non fuggo più lontana dal
Padre, che, ieri estraneo, ora è il mio Abbà amatissimo…: Egli ritrova presente in me il
Cieco di Gerico, il paralitico, che cammina con la barella, il muto che Lo annuncia,
come Signore della vita a chi ancora non Lo ha incontrato...
Suo Figlio mi ha guarita. Resto certamente una persona fragile, ma vivo nell’abbraccio
divino: non voglio più andare lontano.
Indosso sempre la veste della festa, della quale continuo a godere, con moltissimi
fratelli, intorno al Padre.

II. e alla comunità
Pesa sul cuore del Padre l’abbandono di cui si è fatta rea, nelle vesti del figlio minore
della Parabola di Luca, l’intera umanità, allorché ha voluto abbandonare il Creatore-
Suo Padre,-distruggendone la Bellezza, presente nel mondo, casa comune, per
barattarla con l’utile, il comodo superfluo, che, troppo spesso imbruttisce il creato, lo
fa ammalare, lo uccide. Le foreste vengono abbattute, le piante sono rinsecchite,
l’aria è inquinata, mari e fiumi, divenuti luoghi di scarico urbano, per loschi interessi
economici aziendali. Il Padre del Cielo, paziente, attende ancora che torni nel Suo
abbraccio, l’ "homo economicus" del nostro tempo: essere infelice, in preda ad
un’insaziabile fame di denaro, che, mentre gli divora il cuore, continua ad infliggere a
lui, e a molti altri suoi simili, morti dolorose, spesso precoci, anche fra i più giovani,
che subiscono le scelte adulte dei soggetti di storia. Abbiamo tradito il nostro
destino, presente nel progetto, che aveva per l’umanità, sua figlia, il Padre Celeste,
unico datore di ogni vero Bene. A LUI, noi uomini insipienti, arroganti, abbiamo
preferito idoli feroci, che innescano liti fra noi, divisione nel cuore, guerra e
distruzione fra i popoli .
Questa Quaresima, attraversata da troppe stragi, da bambini esuli, e massacrati, ci
faccia finalmente rinsavire. Torniamo a farci abbracciare umilmente, come il figliol
prodigo, dal Padre comune, Dio, che, dal giorno della nostra partenza, piange calde
lacrime, mentre continua ad aspettarci, ansioso. Da sempre Egli ha, in mano, il nostro
abito nuziale e continua ad imbandire la mensa, per festeggiare il nostro ritorno. È
tempo che noi "figlio perduto ", finalmente convertito rientriamo nella gioia grande
di Dio e dei nostri fratelli, Suoi Santi .

Autore: Mariagrazia Camassa

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