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Dodici Mesi Senza Estate. Intervista agli ideatori del progetto

Data: 24/08/2012 - Ora: 16:20
Categoria: Turismo
Comune: Otranto (LE)

Otranto

Foto degli otrantini affisse nei punti più belli della suggestiva località di mare. Tolti in meno di ventiquattro ore. Ecco l’idea tramite le voci degli ideatori

Qualche polemica, molto clamore. Un'idea interpretabile in mille modi. Il progetto Dodici Mesi Senza Estate è passato, ha colpito e ha lanciato un messaggio. Abbiamo parlato con gli ideatori del progetto, Andrea, Giulio, Michela e Ruggero, coloro che lo hanno portato a Otranto, e che hanno regalato alla piccola cittadina di mare ventiquattro ore di occhi e sorrisi suggestivi pronti a scuotere le coscienze. Nonostante tutto.

D. Ieri mattina gli otrantini non hanno aperto gli occhi nelle loro case. Li hanno aperti sul molo, tra le piccole vie del centro storico, di fronte a chi, sin dalle prime ore del mattino inizia a godere della sua bellezza. I loro volti affissi un po' ovunque. Un'immagine suggestiva. Da dove nasce l'idea di portare ad Otranto "InsideOut Project"?

R. Uno di noi ha visto il video della consegna del Ted Prize a JR, ed ha pensato, immediatamente: "facciamolo ad Otranto!". Ha fatto un fischio agli altri. Siamo amici da una vita, ci capiamo al volo. Entusiasmo alle stelle sin da subito. Da lì è partita tutta l'elaborazione del messaggio, lo scatto delle foto, l'organizzazione, la stampa, la realizzazione. Ovviamente dopo essere entrati in contatto diretto con JR ed il suo staff, per fare in modo di essere al 100% all'interno del progetto InsideOut. Dal giorno dell'idea al giorno dell'attacchinaggio sono passati quasi cinque mesi.

D. Il nome dato all'iniziativa "Dodici Mesi Senza Estate" può significare molte cose. Può essere fraintesa. Perchè questo nome?

R. È vero, può prestarsi a varie interpretazioni, ma a noi la cosa non infastidisce, perchè se si prova a interpretare si stimola il pensiero e la riflessione, e di per sè è un bene. Nella nostra intenzione il titolo si riferisce alla condizione di molti degli otrantini, di molti dei soggetti fotografati. Comunemente, l'idea di estate va a braccetto con l'idea di vacanza. Ad Otranto invece l'estate vuol dire lavoro, anche doppio, triplo. Le persone fotografate vivono ad Otranto dodici mesi l'anno, e con l'estate non arriva la vacanza, ma un lavoro spesso dietro le quinte. Spazzano le strade di notte, coltivano la frutta e la verdura che si mangia in spiaggia, pescano il pesce che si serve nei ristoranti... spesso lavorano di notte, fanno sacrifici per rendere la vita più gradevole a chi invece è in vacanza. E quando finalmente arriva il momento del riposo, è arrivato l'inverno, ed il paese si spegne di nuovo.

Inoltre, anche se nessuno l'ha notato, "Senza Estate" è scritto in maiuscolo, utilizzando le stesse iniziali di Sud Est, nostra estrema collocazione geografica.

D. Otranto ha bisogno dei suoi turisti. E' un dato di fatto. Come si rapportano le nuove generazioni otrantine di fronte al turismo di massa?

R. Prova a chiederlo alle nuove generazioni otrantine. Noi non rappresentiamo le nuove generazioni, innanzitutto. E solo una di noi quattro è otrantina al cento per cento. Uno di noi ha un bar, un'altra gestisce un campeggio, insomma, alcuni di noi lavorano anche grazie ai turisti. Dalle discussioni dei primi giorni, dagli articoli di giornale, l'attenzione si è concentrata principalmente sulla nostra concezione del turismo di massa, e non ad esempio sul nostro tributo alla città che amiamo, ai suoi cittadini, ai suoi lavoratori.

Quando noi eravamo piccoli, in Piazza del Popolo c'era l'emporio di Ottavio, sul corso la salumeria di Giovannino, al mercato coperto potevi fare la spesa, i bassi del centro storico erano case o botteghe. Adesso per fare la spesa bisogna uscire dal centro, il corso è un souvenir unico. É un dato di fatto che non deve necessariamente generare una polemica sul turismo di massa. A noi genera un po' di malinconia, e rafforza il senso del legame tra i volti degli otrantini e la loro città.

D. L'iniziativa, che smuove coscienze e cuori, fraintendimenti a parte, allo stesso turista regala, anzi regalava, l'arte nell'arte. Dopo nemmeno ventiquattro ore le foto sono state rimosse. Ci può spiegare i motivi e la reazione vostra e degli otrantini che hanno partecipato all'iniziativa?

R. Nell'iniziativa sono stati coinvolte diverse persone. Per realizzare l'attacchinaggio abbiamo coinvolto una ventina di amici, ed in più ci sono circa quarantacinque soggetti fotografati. In più alcuni consulenti, alcuni parenti. Insomma, un centinaio scarso di persone coinvolte, in totale. Subito dopo l'affissione siamo restati in giro per osservare le reazioni degli spettatori e dei fotografati che si scoprivano in giro per il paese. Tutti entusiasti, inorgogliti, abbiamo ricevuto un sacco di complimenti. Dopodichè, eravamo tutti consapevoli dell'irregolarità dell'affissione, immaginavamo che prima o poi i ritratti sarebbero stati staccati. Speravamo almeno che ognuno dei fotografati avesse il tempo di vedersi, speravamo che si spargesse la notizia e altra gente venisse a Otranto a curiosare, speravamo insomma che restassero in vista per un paio di giorni almeno. Purtroppo qualche zelante tutore della regolarità delle affissioni si è dato da fare ben presto, e lo spettacolo è finito presto. Non sappiamo se la rimozione sia stata iniziativa di un singolo o se sia giunto un ordine. Ma vedere i nostri manifesti strappati è stato un colpo al cuore.

A distanza di un paio di giorni dall'installazione registriamo una lunghissima serie di commenti positivi, molte persone sono rammaricate perchè non abbiamo scelto i loro volti, ci chiedono di replicare l'esperienza.

D. Al momento di fare le foto quale è stata la reazione di chi ha deciso di rendersi protagonista di fotografie e progetto?

R. All'inizio i soggetti sapevano che ci sarebbe stata un'esposizione, ma non avevano esattamente idea delle modalità. Solo un paio di persone hanno preferito non farsi fotografare. Quando dicevamo che si sarebbe trattato di una mostra di otrantini per Otranto le esitazioni sono state ben poche.

D. Lo stop forzato scoraggia chi, come voi, ha deciso di provare una nuova strada verso un nuovo modo di vivere il proprio territorio?

R. Assolutamente. Abbiamo ricevuto tanti segnali di incoraggiamento. É possibile che la prossima azione arrivi molto presto.

Andrea, Giulio, Michela, Ruggero


Autore: Chiara De Carlo

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