I carabinieri lo tirano giù dall’albero dove aveva appeso la fune che lo avrebbe impiccato
Ancora qualche minuto e probabilmente l’irreparabile si sarebbe compiuto. Fortunatamente, però, in un momento di lucidità, prima di maturare definitivamente l’insano gesto, scrive un biglietto rivolto ai suoi cari e alla moglie che aveva deciso di lasciarlo. Poi prende una corda e si dirige in campagna, nel suo podere, ove in solitudine si sarebbe lasciato andare dopo essersi cinto il collo con la fune. E’ la storia di Salvo, lo chiameremo così, un 45enne di Villa Castelli. Era sera, ormai, il buio era già sceso sulla giornata e si accingeva a calare definitivamente sulla sua esistenza. La moglie stessa, però, con la quale non andava più d’accordo ormai da tempo, allarmata dal suo mancato rientro a casa per l’ora di cena, chiama il 112. L’operatore non sottovaluta l’appello. Tante volte ci si è ritrovati in presenza di mitomani, in cerca di cinque minuti di celebrità. Il Carabiniere alla cornetta percepisce la disperazione della donna, sicuramente consapevole della gravità di quanto si sta materializzando perché conscia dell’instabile situazione familiare. Dalla Centrale Operativa la nota arriva ai Carabinieri della Stazione del luogo. Nel frattempo convergono su Villa Castelli anche le autoradio del Nucleo Operativo e Radiomobile e le pattuglie di San Michele Salentino e di Latiano. Comincia una gigantesca caccia all’uomo, nella speranza di trovarlo ancora vivo. Il cellulare, intanto, suona a vuoto, ma nessuno risponde, Cresce l’angoscia e la disperazione. L’uomo viene ricercato in tutti i luoghi solitamente frequentati. Viene trovato in un podere di famiglia, appena fuori paese. Tra le mani un estremo della corda. Lui in piedi su un concio di tufo, improvvisato quale trampolino dal quale spiccare il volo definitivo verso quella che credeva essere la sua vera liberazione. L’altro capo della corda ben saldo ad un ramo di un ulivo secolare. Il biglietto manoscritto era l’ultimo accorato appello, l’indomito desiderio di continuare a vivere, ma con l’animo rivolto a dare un segnale forte alla sua donna, quella dalla quale non voleva separarsi. In un pianto liberatorio ha abbracciato il Carabiniere che gli toglieva quel laccio dal collo, forse vergognandosi e forse ancora contento che fossero riusciti a trovarlo.
Ora è ricoverato presso l’ospedale di Ceglie Messapica, dove l’ambulanza del 118 lo ha trasportato per sottoporlo alle cure dei sanitari. Per gli uomini dell’Arma, invece, ancora una testimonianza, la riprova che solo riponendo fiducia nelle Istituzioni, anche quando tutto sembra scontato e che non ci sia più nulla da fare, può servire a giocarsi al meglio quell’unica percentuale di riuscita. A volte può valere una vita umana.